A proposito di Invalsi...

Piccola riflessione...senza parole!


Invalsi classe quinta     vs     noi in classe prima e seconda






L'anno in cui è uscito questo quesito in classe quinta noi eravamo in seconda. Anche loro avevano quindi appena sostenuto la prova di classe seconda. Allora per scherzare ho detto ai bambini: "Siete stati bravi con la vostra prova Invalsi! Ma come sarebbe andata se aveste avuto di fronte la prova per la classe quinta???".

I bambini hanno iniziato a dire che le domande sarebbero state troppo difficili, allora ho preso un fascicolo di quinta e ne ho mostrate loro alcune, tra cui questa, che chiedeva di calcolare quante piastrelline a forma di triangolo equilatero potevano stare nella prima figura.

I bambini sono rimasti stupiti: rispondere a questa domanda era facilissimo! Facilissimo perché? Perché noi, senza volerlo, in classe prima e seconda avevamo lavorato tantissimo con i pattern blocks e la griglia triangolare, con le stanze di fata Serena e le finestre...con le figure simmetriche (come i fiocchi di neve) da disegnare sui triangoli, perché sui quadretti non si potevano fare...e così via!
Quindi loro avevano la giusta dimestichezza con quello strumento, perché ne avevano fatto esperienza concreta. Utilizzavano le piastrelle per calcolare un'area, anche senza aver mai sentito parlare di area. Scomponevano figure in frazioni, anche senza mai aver nominato una frazione...

Insomma, il lavoro pratico e concreto aveva loro permesso di riuscire in pochi secondi a rispondere a un quesito pensato per la classe quinta. Non perché fossero geni o super abili con l'astrazione, ma perché avevano preso la giusta dimestichezza con il fare. Perché quel fare legato al pensare era stato per loro utile per acquisire un'abilità da generalizzare.

E quindi io penso che il succo stia proprio qui. E' vero, le Invalsi hanno mille difetti (sono prove standardizzate, del resto, non possono mica andare bene a tutti!), hanno un tempo prestabilito in cui, in pochi minuti, i bambini devono pensare a tante situazioni diverse, tutte logiche e di ragionamento. 
Ma il senso delle prove Invalsi non è far bene le prove Invalsi! Quanto piuttosto abituare i bambini a lavorare in un certo modo (poi le Invalsi andranno come andranno! Non importa!): a lavorare il più possibile con la concretezza e a cogliere il senso di ciò che si fa, il significato della matematica racchiusa nella realtà. Se si lavora in questo modo, poi sarà facile riuscire ad astrarre, perché i bambini avranno compreso il perché dei concetti matematici e sapranno utilizzarli con maggiore dimestichezza...anche nel breve tempo che la prova Invalsi concede.

Cosa penso dell'Invalsi? Beh le mie considerazioni sulla prova le lascio un attimo da parte, perché la prova è una rilevazione nazionale standard e quindi ha per forza dei limiti.
Ma io credo che Invalsi abbia il merito di aver finalmente ispirato le giuste domande da porre ai bambini. Di aver proposto delle attività finalmente perfette da riadattare in classe (eliminando i limiti che presenta la prova...io dico sempre, proponiamole senza tempo e senza crocette). Di aver mostrato ciò che i libri di testo in così tanti anni non sono quasi mai riusciti a mostrare!
Per fortuna abbiamo le Invalsi! Che ci indicano (loro, non i libri di testo ancora ancorati al passato e non le guide didattiche che sono strutturate ancora peggio!) la direzione in cui dovremmo procedere come insegnanti. Che ci ispirano idee e proposte di lavoro concrete, sensate, pratiche e dotate di senso! Che sono perfettamente in linea con le Indicazioni Nazionali (che, ricordo, sono ormai del 2012 e invece sembra che ancora in certi casi non siano mai esistite!), a differenza di buona parte delle proposte di tanti libri ed eserciziari!

Insomma, questa riflessione è scaturita da un semplice item, ma nasce molto più in profondità...
Ed è stato piacevole notare come il lavoro pratico, quello che porta via tanto tempo e tanta fatica, abbia dato in questo caso i suoi frutti.

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